Salva Milano e stop allo sportello unico
Salva Milano e stop allo sportello unico. Appc al fianco dei professionisti che si sono rivolti al Tar
In un articolo pubblicato su Norme & Tributi del Sole 24 Ore, si riporta che l’APPC (Associazione Piccoli Proprietari Case) ha annunciato l’intenzione di presentare un ricorso al TAR.
La questione riguarda la decisione del Comune di Milano di sospendere, a partire da novembre 2024, alcune attività di consulenza urbanistica ed edilizia rivolte a cittadini, imprese e professionisti. Questa scelta costituisce una grave violazione dei principi fondamentali di trasparenza e collaborazione, che dovrebbero sempre guidare l’operato di una pubblica amministrazione, in particolare quella di una grande città europea.
Le motivazioni ufficiali fornite per giustificare la sospensione – che fanno riferimento a “recenti notizie di stampa”, “indagini in corso” e alla “mancanza di serenità dei dipendenti” – appaiono deboli e insufficienti per interrompere un servizio essenziale e obbligatorio.
È importante ricordare al Sindaco che gli uffici comunali sono tenuti a svolgere le loro funzioni come stabilito dal DPR n. 380/2001 (Testo Unico dell’Edilizia). Tale obbligo non può essere condizionato da indagini in corso (sia penali che contabili), da articoli di stampa o dall’iter parlamentare per l’approvazione di eventuali provvedimenti di sanatoria legati a presunti abusi edilizi.
Al sindaco di Milano: Giuseppe Sala
Ai capogruppo: Consiglio Comunale Milano
Procura della Repubblica Milano
Oggetto: Disposizione i Servizio N. 9/2024 Ufficio Urbanistica
La disposizione di servizio del comune di Milano (n.9 del 12/11/24) oggetto, con la quale si bloccano alcune attività di consulenza urbanistica/edilizia a favore di cittadini, imprese e professionisti, costituisce un grave atto di violazione dei diritti fondamentali di trasparenza e di collaborazione che ogni pubblica amministrazione deve con intrattenere.
Di fatto si è chiuso lo sportello di edilizia del comune interrompendo il servizio di appuntamenti e ricevimenti e bloccando ogni attività istruttoria e decisionale degli uffici e delle direzioni addette ai procedimenti edilizi e urbanistici.
Le motivazioni addotte a sostegno della sospensione del servizio sono inconsistenti nella sostanza e costituisco un gravissimo precedente per altre amministrazioni pubbliche.
Le considerazioni riportate nella premessa della Disposizione n. 92/24 fanno riferimento a “recenti notizie di stampa”, il perdurare “di indagini”, la mancata “serenità dei dipendenti”, tutti elementi che non possano giustificare l’emanazione di un atto che si potrebbe configurare come una serrata impedendo il lavoro dei professionisti. Le vittime sono professionisti, imprese e cittadini che vengono utilizzati come strumento di pressione nei confronti degli inquirenti e del parlamento italiano.
Gli uffici comunali hanno l’obbligo di continuare a prestare la loro attività come previsto dai regolamenti e dalle norme di legge (L’articolo 5 del Dpr n. 380/2001 del Testo unico edilizia) attenendosi scrupolosamente ai loro obblighi anche se ci sono indagini in corso che non attengono, ricordiamolo, alla modalità di comunicazione e ricevimento dei cittadini.
Altre sono, e ben più gravi, le contestazioni della procura. Vige sicuramente il principio di non colpevolezza ed è un valore fondante della nostra costituzione, ma non quello della impunità, tipico dello stato borbonico.
Le indagini della procura milanese non possono costituire la giustificazione della riduzione dei servizi alla città. La procura, a cui la presente comunicazione è inviata per conoscenza, valuterà se il comportamento derivante dalla disposizione in oggetto non costituisca una eventuale violazione perseguibile a norma di legge.
Invitiamo il sindaco e la giunta a revocare immediatamente la diposizione e se si ritenesse necessario assicurare “serenità” ai dipendenti e maggiore trasparenza ai rapporti con i cittadini e i professionisti si studino, previa una consultazione allargata con gli ordini professionali e le associazioni di categoria, strumenti idonei che però non ritardino gli adempimenti richiesti.
E’ intollerabile che per indagini sorte per una interpretazione errata della legge urbanistica da parte dell’ufficio urbanistico di Milano, e solo di quello, si limiti il diritto di accesso alle informazione. Si chiede al sindaco se la prassi dei suoi uffici, con riferimento agli atti amministrativi oggetto delle alle indagini in corso, sia comune ad altri uffici urbanistici o se non si tratti di un rito interpretativo tutto “ambrosiano”.
Da una verifica, anche se limitata, fatta da Appc (Associazione Piccoli Proprietari Case) scaturisce un quadro diverso, in altri comuni si è operati con diversa interpretazione delle norme urbanistiche, una interpretazione che favoriva le opere di urbanizzazione e incrementava gli oneri di urbanizzazione.
Quello che a Milano si costruiva con semplice Scia, in altri comuni, si è dovuto fare con permesso di costruzione o piano di recupero. I costruttori che hanno utilizzato la semplice Scia invece di altri strumenti del permesso di costruzione hanno goduto, vedremo se legittimante o meno, di una rendita di posizione particolarmente favorevole.
L’attuale proposta di legge, in esame al senato, non a caso chiamata, il nome è già un mostro giuridico, “Salva Milano”, ha tra l’altro evidenti profili di incostituzionalità e non costituirà uno scudo per le partiche oggetto di indagine. Ma la cosa più grave è che potrebbe aprire un contenzioso con chi ha pagato maggiori oneri di urbanizzazione di quelli dei costruttori milanesi: un trattamento differenziato che si ripercuote sui profitti e sui costi di vendita e che non ha una base di ragionevolezza e di equità.
Appc si augura che immediatamente la determina venga annullata e in difetto non esclude di costituirsi in giudizio ad adiuvandum nel riscorso al Tar dai professionisti milanesi.
Distinti Saluti
Vincenzo Vecchio Presidente Nazionale Appc
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