Dalle sedi

A Brescia mancano case a canoni accessibili, ma si fa poco per risolvere il problema.

Duecento nuove case  a Brescia che ovviamente    verranno vendute a prezzi di mercato  non accessibili alle classi sociali  medie e non verranno immesse sul mercato delle locazioni.

Le nuove costruzioni in fascia alta faranno tra l’altro perdere valore alle vecchie costruzioni  sulle quali non si avrà interesse alla riqualificazione energetica.

A Brescia e Bergamo, ma anche nelle altre città italiane c’è bisogno di alloggi idonei a soddisfare il grande bisogno di case.

La casa è un bene primario non dimentichiamolo.

I privati vanno stimolati e aiutati a immettere sul mercato alloggi a canoni concordati e a prezzi accessibili per le classi sociali con redditi medio bassi.

La locazione è l’unico strumento che favorisce la  mobilità sociale, oggi molto  accentuata.

La mobilità è legata al lavoro  sempre meno stanziale, ma anche alle mutazioni che  intervengono  nella  famiglia e che sono legate anche all’età dell’inquilino. Una casa non è per sempre, una casa deve rispondere alle esigenze minime di vita  attuale di chi  vi abita, non  è un abito per tutte le stagioni. 

A  Brescia sono liberi 15 mila appartamenti, c’è una  enorme presenza di aree dismesse eppure si continua a   costruire  senza  pensare al futuro, si vive del presente e delle  stagioni elettorali.

Si  consentono operazioni speculative a danno del territorio a  fronte di modeste  opere  di urbanizzazione che hanno un  effetto di facciata  e non sono finalizzate  ad un progetto  complessivo di rigenerazione urbana.

Ma come sempre,  come presidente di Appc, una delle prime  4 associazioni nazionali, non mi limito a critiche sterili, suggerisco  soluzioni, certo non facili, ma il compito della politica è quello di risolvere problemi sociali complessi in modo realistico. Uno non vale uno, abbiamo bisogno di una classe dirigente all’altezza delle sfide che il mondo attuale presenta.


Nel convegno tenutosi il 7 dicembre scorso  dal titolo «Next Vision Brescia» è stato anche affrontato il problema del mercato delle locazioni ad uso abitativo. L’assessoreValter Muchetti ha evidenziato come non ci sia disponibilità di abitazioni in locazione a canoni sopportabili in particolare per coloro che hanno redditi non troppo bassi per accedere alle agevolazioni né troppo alti per poter pagare i canoni del libero mercato. L’assessore ha appena accennato, senza fornire dati statistici, all’aumento delle locazioni brevi (quelle inferiori ai 30 giorni) che consentono di percepire un canone superiore sino a 8 volte rispetto ad una locazione ordinaria.

Tra l’altro l’aumento delle locazioni brevi sta creando grosse problematiche di concorrenza sleale con il settore alberghiero e nel medio periodo poterà in alcune zone, come avvenuto in altre città, allo svuotamento dei residenti e alla chiusura dei negozi di prossimità.

In questi giorni le organizzazioni sindacali degli inquilini e le associazioni dei proprietari immobiliari stanno rivedendo gli accordi dei canoni concordati e la strada si presenta in salita perché difficilmente, se non si tiene conto delle leggi del libero mercato, l’offerta di immobili si incrementerà

A Brescia oggi ci sono circa 15 mila appartamenti non locati, pari al 14% di tutte le unità abitative. La domanda che l’assessore avrebbe dovuto porsi era del perché esiste una così alta divaricazione tra domanda ed offerta. Le ragioni a nostro parere sono molteplici e ne indichiamo alcune: a) scarsa fiducia del locatore nella giustizia e sui suoi tempi; b) il doversi far carico delle morosità sia sui canoni non riscossi, su cui continua a pagare le imposte, che sulle utenze; c) la mancata garanzia per i danni che il conduttore potrebbe procurare all’immobile; d) la non sicurezza di poter riavere l’immobile libero alla scadenza del contratto; e) la elevata rendita nella collocazione dell’immobile sul mercato delle locazioni brevi.

Come Appc (Associazione Piccoli Proprietari Case) avevamo già lanciato delle proposte alla nuova giunta senza avere alcun riscontro.

L’art. 1 comma 3 della legge n. 431/98 prevede la possibilità di stipulare contratti di locazione con gli “enti locali” in qualità di conduttori per soddisfare esigenze abitative di carattere transitorio in base alle sole previsioni codicistiche. Uno strumento questo usato poco dagli enti pubblici, ma che potrebbe consentire ai conduttori in stato di bisogno e privi di mezzi di disporre di un immobile e ai proprietari di concedere l’immobile a fronte di un canone di normale entità, ma con la garanzia dell’adempimento e della liberazione alla scadenza.

La città non può trasformarsi in un albergo diffuso, occorre trovare strumenti idonei a evitare lo svuotamento del centro, ma anche della periferia, e dare risposta al bene primario che è il diritto ad avere una abitazione decorosa. E’ possibile trovare soluzioni concordate coinvolgimento le parti sociali e l’ente locale.

Per le utenze dei servizi è possibile, per quelle condominiali, ottenere dall’erogatore dei servizi, quali il tele riscaldamento, la parziarietà della obbligazione evitando così che il proprietario risponda dei mancati pagamenti del conduttore. Si potrebbe inoltre cercare di coinvolgere le associazioni di proprietari e inquilini nella creazione di un fondo di solidarietà per la morosità incolpevole con un prelievo di una modesta cifra a carico di entrambe le parti sui canoni, fondo da incrementare con un contributo del comune e delle società pubbliche di fornitura di servizi. Ma è al futuro che bisogna guardare.

Brescia non ha bisogno di distruggere il territorio per nuove costruzioni. Le nuove abitazioni vanno realizzate coinvolgendo il settore privato con il recupero e la riconversione delle aree dismesse, ma con obbligo di destinarle alla locazione, a canoni concordati, per un periodo lungo.

Vincenzo Vecchio Presidente Nazionale di APPC